la Memoria è un ingranaggio (digitale) collettivo

Dove saranno le librerie nel futuro digitale? Su Minecraft e per una buonissima ragione…

La quarantena ci ha insegnato il valore della comunicazione digitale ma ancora abbiamo molto da imparare e sperimentare sulla Rete a cominciare dall’opportunità che ci offre per conservare la memoria.

Lo sanno bene quelli di Reporter senza frontiere che hanno realizzato una libreria digitale di libri inclusi molti titoli politicamente scomodi su Minecraft in maniera tale da rendere difficile e quasi impossibile qualsivoglia forma di censura, lo sanno bene quelli di Archive.org di essere diventati strumento e patrimonio comune di conoscenza tanto da essere utilizzati sempre più spesso da browser (Brave) od enciclopedie online (Wikipedia) come fonte autorevole di recupero dell’informazione online.

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Lo sanno bene tutti gli amanti dell’Open Source l’importanza della preservazione della conoscenza tanto da depositare nei ghiacci artici righe di codice Open Source così come rendere accessibili ed interpretabili vecchi supporti hardware come i floppy disk, ma ne son ben coscienti anche le major del digitale che lavorano sempre più incessantemente a tecnologie di conservazione dati sempre più performanti.

La memoria e nello specifico la memoria digitale è un qualcosa peraltro molto concreta con cui ci rapportiamo anche quotidianamente grazie agli strumenti del digitale: basti pensare alla possibilità che ci offre Google Street View di risalire indietro nel tempo e che ha permesso ad un giornalista de La Stampa di rivedere il suo defunto Babbo!?!

Quindi, la prossima volta che vi trovate di fronte ad una mostra come il recente The Peculiar Manicule chiedetevi come e quanto potrà essere conservata ed accessibile nel tempo, come il digitale può essere leggero ed effimero, ma proprio per questo estremamente potente come strumento di conservazione a patto di replicarlo nel tempo: quasi fosse una magica danza per ingannare il tempo e combattere l’oblio…

Aggiornamento giugno 2020: chi comanda chi? Dove sta l’autorità al tempo della comunicazione digitale? Può davvero Twitter censurare un post di un Presidente degli Stati Uniti? Ed Instagram cancellare definitivamente un account attivo in tema di diritti civili? E in tutto questo scenario chi decide cosa dovranno ricordare i posteri di ciò che succede?

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Enrico Bisenzi (UX Inclusive Designer)

Autorizzato eventualmente dalla mia istituzione - Accademia di Belle Arti di Roma - posso erogare corsi di formazione online e in presenza, analisi tecniche e supporto per conformarsi alla normativa vigente in tema design della comunicazione accessibile. Approdato all’Accademia di Belle Arti di Roma dopo aver insegnato in accademie pubbliche e private (Carrara, Bologna, Pisa, Firenze), come libera professione ha supportato numerose agenzie digitali in ambito SEO (Search Engine Optimization) e usabilità del digitale. Fra i primi in Italia ad occuparsi di inclusive design teorizzando l’esigenza di uno strumento di helpdesk per l’accessibilità per conto di INDIRE (Istituto Nazionale Documentazione Ricerca Innovativa), ancor prima che diventasse obbligo della normativa AGID (Agenzia per l’Italia Digitale). Ha contribuito dal 1999 ad oggi al restyling di decine di progetti di comunicazione digitale di rilievo fra i quali il primo portale online di libri Zivago per Giangiacomo Feltrinelli Editore, l'Ospedale Fondazione Istituto San Raffaele di Cefalù, un sito Web di Olimpiadi Internazionali, il portale del turismo del Comune di Milano, il sito Web del Comune di Firenze (e di altri comuni del circondario fiorentino), il sito Web personale del musicista Stefano Bollani, nonché di numerose agenzie assicurative di rilievo nazionale e di recente dei Teatri della Toscana. Sempre in tema Inclusive Design ha partecipato a progetti di ricerca quali ad esempio il manuale di sviluppo per produzioni di animazione, video e live digitali XS2Animation. Innamorato della Natura in tutte le sue forme cerca di coinvolgere le giovani generazioni nel riconoscere la biodiversità in ambito urbano attraverso gli Urban Nature Tours anche attraverso gli strumenti della comunicazione digitale che cerca di interpretare in maniera 'inclusiva'. Tutto i post realizzati sono rilasciati sotto licenza Creative Commons CC BY-NC-SA Attribuzione – Non Commerciale – Condividi allo Stesso Modo.

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