Bisogna necessariamente riflettere su come le regole ed i tempi del digitale stanno compromettendo stili ed opportunità dell’espressività artistica.
L’intervista al musicista ‘metallaro’ Nergal va letta tutta d’un fiato, poi riletta con calma più volte, poi spegnere lo schermo, chiudere gli occhi e riflettere per qualche minuto (almeno).
Le critiche rivolte al sistema di comunicazione digitale ed in particolare alle piattaforme social – che cerco di sintetizzare nei seguenti punti – meritano una forte riflessione su come ottimizzare il proprio storytelling:
- è impossibile esprimersi liberamente per cui l’espressività artistica ne risente drammaticamente (le grandi star del passato non sarebbero potute emergere nell’attuale sistema comunicativo ed anzi bannate=cancellate definitivamente);
- le giovanissime generazioni hanno una soglia di attenzione bassissima penalizzando così le ambizioni di uno storytelling meno compulsivo da quanto effettuato nei mainstream progettati apposta per letture usa-e-getta-o-condividi come può essere ad esempio tik-tok.
Collegato a quest’ultimo aspetto la necessità di produrre contenuti in cui i tratti significativi importanti siano assolutamente messi in evidenza e ripetuti in maniera multi-modale: il concetto più importante lo scrivo nel titolo, lo riscrivo nel testo evidenziandolo in grassetto e magari in un altro punto ancora del mio layout-documento allego un’immagine in cui la didascalia ribadisce il solito concetto.
E voi cosa ne pensate a tal riguardo?

