Mi sono avvicinato alla lingua dei segni grazie al confronto con alcuni miei studenti sordi, supportati a loro volta da un interprete, e apprezzando il loro alto livello di attenzione, partecipazione ed impegno (merce rara ahimè fra alcuni altri studenti oggigiorno…).
Complice anche la mia passione per l’accessibilità Web e le Inclusive Arts mi sono immerso nell’impegnativa lettura della rigorosa ed ampia Grammatica della lingua dei segni italiana (LIS) edita dalle Edizioni Ca’ Foscari e, per non farmi mancare niente, ho regalato al mio anziano Babbo il libro UNIVERSAL INDIAN SIGN OF THE PLAINS INDIANS OF NORTH AMERICA al fine di comprendere meglio alcuni passaggi dei suoi film preferiti sui nativi americani.
Provare ad imparare una lingua dei segni ci riporta ad un idilliaco stato infantile quando ci esprimevamo perlopiù a gesti, ci fa rendere conto come, soprattutto noi italiani e ancor più noi toscani, ci venga spontaneo gesticolare per comunicare e, spesso, con gesti simili a quelli di qualche lingua dei segni codificata nel mondo, ci permette di comunicare meglio con le persone sorde e infine, ci insegna che l’arte della comunicazione si può esprimere per vie inaspettate e affascinanti.
Dunque… quest’estate leggete i segni e… magari imparatene qualcuno!

