I pittogrammi olimpici raccontano delle storie da quando furono prodotti i primi 1964 per le Olimpiadi di Tokyo: come ben ci ricorda il Post: “i simboli grafici che identificano gli sport dei Giochi sono da sessant’anni una forma d’arte e di auto-rappresentazione”.
I pittogrammi olimpici sono la summa della comunicazione cross-cultural avendo il nobile compito di riuscire a rappresentare degli sport nell’evento più simbolico del mondo (in antichità ci partecipavano solo atleti maschi nudi e si svolgeva per sospendere le attività belliche allora, come oggi, molto diffuse e frequenti) a cui partecipano persone che non parlano tutte la stessa lingua.
Le rappresentazioni grafiche stilizzate sono in effetti una forma universale di linguaggio non verbale che può essere compreso facilmente da chiunque è in grado di visualizzarli oppure riceverne una descrizione tramite altri canali percettivi (audio o tattile-braille per esempio). A livello di accessibilità e #InclusiveDesign possono dunque tornare molto utili per comunicare con persone che non sanno leggere e scrivere per motivi di mancato sviluppo cognitivo o problemi di capacità di interpretazione: pensiamo dunque, ad esempio, alle persone che appunto provengono da un altro paese, da bimbi molto piccoli oppure a persone con disabilità cognitive.
Particolarmente ben riusciti i pittogrammi realizzati per Atene 2004 “il cui stile e colori ricordavano quelli delle figure dipinte sulle ceramiche dell’antica Grecia” e quindi in grado non solo di rappresentare uno sport ma capaci anche di raccontare qualcosa del paese che ospita l’edizione olimpica.

Una sorta di CAA ovvero Comunicazione Aumentativa Alternativa che si consiglia di “mettere sempre in campo” anche dove si utilizzano delle scritte (ad esempio per qualsiasi forma di segnaletica) in quanto aumentano decisamente le possibilità di farci comprendere dai nostri stessi interlocutori.
Certo, essere universalmente inclusivi a livello comunicativo non è facile e l’inciampo è sempre dietro l’angolo: che dire del video su Parigi 2024 riportato alla fine dell’articolo citato che contiene delle intermittenze sicuramente poco adatte a persone foto-sensibili o che soffrono di epilessia? Possiamo dire che la strada è ancora lunga per pensare di offrire delle soluzioni grafiche e comunicative adatte a tutte le persone con caratteri speciali ma che è un obiettivo che dobbiamo darci e cercare di interpretare al meglio delle nostre conoscenze e risorse a disposizione…
