Questa storia di pittori straordinari che vedevano i colori in maniera diversa da noi ‘normali’ (?!?) e che quindi ‘noi’ continuiamo ad apprezzare e ammirare mettendoci su un piano diverso dal loro di percezione cromatica è per me una questione straniante e disorientante.
Studi scientifici e storici hanno dimostrato che molti pittori famosi erano daltonici (peraltro come l’8% della popolazione maschile) e poi c’è il caso clamoroso del “pittore impressionista francese Monet, famoso per i quadri delle ninfee, stava perdendo la vista per una cataratta bilaterale quando si sottopose a un’operazione agli occhi, e l’intervento potrebbe avergli dato la capacità di vedere – e dipingere ‘colori ultravioletti'” !?!
Dunque… quando osserviamo un quadro di questi pittori ‘cromo-divergenti’ ed esclamiamo “CHE BEI COLORI…” stiamo descrivendo un’emozione data da un intento artistico che in realtà ha prodotto altro rispetto a quelle che percepiamo?!? Forse il concetto di #InclusiveArt deve comprendere anche questa casistica e questo principio di possibile, variegata, percezione sensoriale?

