A quando le sentenze di tribunale in Comunicazione Aumentativa Alternativa (CAA)? Viene da domandarselo apprendendo dal solito aggiornatissimo e analitico il Post la decisione di una giudice spagnola di accompagnare la sentenza con una versione-dichiarazione semplificata affinché la capisse il bambino oggetto della decisione affetto da disturbo dello spettro autistico. Tutto ciò secondo normativa vigente spagnola che prevede che le comunicazioni procedurali devono essere «redatti in un linguaggio chiaro, in modo semplice e universalmente accessibile» in modo da permettere alle persone destinatarie di comprendere il loro oggetto e le loro conseguenze.
La comunicazione dovrebbe essere universalmente accessibile possibile e per questo sono necessari più canali modali comunicativi con caratteristiche specifiche per andare incontro a persone con caratteri speciali: la CAA è un esempio di come l’informazione può assumere forme diverse a livello percettivo a seconda del target di riferimento!
Sempre il Post, ma in un altro articolo, ci insegna come l’immagine seguente costituita per noi uomini moderni da rettangoli di varia natura viene percepita dalla popolazione Himba della Namibia come una serie di cerchi (anche io ho fatto fatica a scorgerli i cerchi ma ci sono eccome… intersecanti i vari rettangoli) e questo perché l’uomo moderno è immerso in rettangoli (di fronte ai nostri occhi abbiamo palazzi così come schermi comunque rettangolari) mentre gli Himba nella loro quotidianità hanno a che fare con capanne e recinti per il bestiame esclusivamente di forma circolare.

Dall’accessibilità si è passati in un baleno alle esigenze cross-cultural ma sempre di #InclusiveDesign si tratta… dove la progettazione deve tenere di conto in ogni caso delle esigenze delle personas di riferimento prese in considerazione.
In senso ostinato e contrario vanno invece i social media e tutte/i coloro che ci si immergono acriticamente anima e corpo: qui vale l’ego-referenzialità, galleggiare beate/i nella propria !filter bubble, guardarsi il proprio ombelico, mettersi continuamente allo specchio…
Quando leggo di così tanti frequentatori di TikTok che si meravigliano circa l’efficacia dei riflessi allo specchio nel far vedere qualcosa coperto al proprio ‘sguardo’ mi convinco sempre più che che sarebbe da filtrare-chiudere questa piattaforma social che sta intossicando la salute mentale di giovani e giovanissimi.
L’immagine simbolo di questo fenomeno di persone ignare e sorprese dalle leggi della fisica è comunque per me emblematica e rappresentativa del pensiero di tante persone che considerano il proprio sguardo l’unico a cui credere mentre quello delle altre persone, che magari hanno un ‘punto di vista diverso’, sono semplicemente incomprensibili e, quindi, magari da ricondurre a ‘poteri forti’ che si manifestano in maniera misteriosa e preoccupante?!?

