Il giornale satirico della costa toscana il Vernacoliere ha sospeso le pubblicazioni per la crisi della carta e più in generale della crisi economica che sta assediando la società italiana in forme diverse.
Perché provare a salvare questo periodico locale ma conosciuto e letto in tutto il mondo e non solo dai livornesi d’origine? Perché è quanto di più osceno-scorretto-inopportuno-provocatorio-sacrilego che vi potete immaginare e dunque in questo mondo oramai così pulito-ipocrita-allineato-piatto-fondamentalista merita una nuova opportunità in quanto prezioso e pressoché unicum culturale.
Come? Pensiamoci tutte/i quant/i… io – facendo un lungo viaggio in auto e quindi approfittandone per fare un brainstorming in tema con Mirella Castigli – fornisco il mio modesto contributo che si basa su tre ‘pilastri’:
- locandina cartacea;
- piattaforme social digitali;
- partnership con il Tirreno.
Un po’ più nel dettaglio:
- la locandina cartacea deve rimanere la rappresentazione ‘nobile’ del Vernacoliere ma non si troverà più (solo) presso le edicole ma verrà distribuita mensilmente dal quotidiano della costa il Tirreno e potrà quindi essere esibita da chiunque, nel proprio posto di lavoro, spazio sportivo, sociale, eccetera voglia aggiungere un innegabile spunto di riflessione sull’attualità molto colorito, in aggiunta al passato avrà in evidenza un QR-Code che permetterà di avere…
- accesso a pagamento tramite abbonamento mensile al costo dell’attuale età espressa in centesimi di euro anni dal mitico Direttore del Vernacoliere Mario Cardinali (per ora poco meno di 1 euro!?!) ad una piattaforma social (digitale) dover riversare i contenuti riservati e così davvero riuscire a diffondere “satira e umorismo in Rete” e nel frattempo…
- la preziosa partnership con il Tirreno verrebbe ricompensata con la pubblicazione di una o più strisce satiriche (nel solco della tradizione di blasonati quotidiani internazionali che hanno sempre ospitato strisce satiriche a fumetti) magari centrate su argomenti di attualità come il patriarcato oppure gli attacchi quotidiani contro le/i giornaliste/i indipendenti, attacchi oramai, e ahimè, sempre più ‘armati’.

