FORMARE CON L’INTELLIGENZA ARTIFICIALE?

Per la collana Apogeo di Maggioli Editore esce un “Manuale per formatori sull’uso progettuale della GenAI per creare corsi e renderli accessibili e inclusivi” e i notevoli autori Vivaldo Moscatelli (Responsabile progetto #OpenAIF) e Daniele Verdesca (Presidente associazione Olimpyus) mi hanno chiesto di contribuire al capitolo dal titolo Addestrare l’IA per la didattica inclusiva: il ruolo dei docenti.

Di seguito, riporto alcune articolate riflessioni e sperimentazioni pratiche che mi hanno poi portato a contribuire a questa preziosa opera didattica.

Introduzione

Onorato di essere ospitato in un libro tanto interessante quanto strategico in questa fase storica di “tremendo” impatto delle Intelligenze Artificiali (IA) sulla nostra società, mi preme fornire una sintetica chiave di lettura di questo capitolo che intende avere come target prioritario personas neuro-divergente: supportare con le IA le esigenze didattiche delle persone neuro-divergenti e neuro-tipiche, o che, ancora più in generale, rientrano nel concetto di persone con caratteristiche di neuro-diversità. Questo significa prendere in considerazione persone che rientrano nello spettro autistico a vario livello, persone dislessiche, che hanno Bisogni Specifici per l’Apprendimento o che presentano Disturbi Specifici dell’Apprendimento e via discorrendo. Lo scenario delle esigenze è di conseguenza estremamente variegato, ma, proprio per questo, l’IA (Intelligenza Artificiale), se utilizzata criticamente e con le competenze specifiche adeguate, potrà essere un potente strumento di supporto alla didattica per noi docenti. Quelli che seguono sono esempi-sperimentazioni pratiche di come si possono avere risposte articolate e in formato diverso, tutte potenzialmente utili (?) per chi ha bisogno di supporti testuali, multimediali, e grafici studiati ad hoc per mettere a proprio agio l’utenza qui considerata.

Chat GPT (Generative Pre Trained) che, come tutte le altre IA, ancora non riesce a fare tutto ma…

rappresentazione iconica di Enrico Bisenzi uomo di mezza età con gli occhiali un po' sovrappeso che gesticola mentre pensa

Cara ChatGPT.com avrei bisogno che tu trasformassi l’incipit del libro “Le avventure di Pinocchio : storia di un burattino” che puoi reperire online su https://liberliber.it/autori/autori-c/carlo-collodi-alias-carlo-lorenzini/pinocchio/ in un file audio, prodotto tramite una voce che riesca ad interpretare il testo in maniera chiara e comprensibile per chi ascolta ma anche che legge lentamente e cerca di interpretare il testo come se stesse recitando davanti ad un pubblico in un teatro. Ti riporto di seguito l’incipit citato integralmente…

“C’era una volta… – Un re! – diranno subito i miei piccoli lettori. No, ragazzi, avete sbagliato. C’era una volta un pezzo di legno. Non era un legno di lusso, ma un semplice pezzo da catasta, di quelli che d’inverno si mettono nelle stufe e nei caminetti per accendere il fuoco e per riscaldare le stanze. Non so come andasse, ma il fatto gli è che un bel giorno questo pezzo di legno capitò nella bottega di un vecchio falegname, il quale aveva nome mastr’Antonio, se non che tutti lo chiamavano maestro Ciliegia, per via della punta del suo naso, che era sempre lustra e paonazza, come una ciliegia matura. Appena maestro Ciliegia ebbe visto quel pezzo di legno, si rallegrò tutto e dandosi una fregatina di mani per la contentezza, borbottò a mezza voce: – Questo legno è capitato a tempo: voglio servirmene per fare una gamba di tavolino. Detto fatto, prese subito l’ascia arrotata per cominciare a levargli la scorza e a digrossarlo, ma quando fu lì per lasciare andare la prima asciata, rimase col braccio sospeso in aria, perché sentì una vocina sottile, che disse raccomandandosi: – Non mi picchiar tanto forte! Figuratevi come rimase quel buon vecchio di maestro Ciliegia! Girò gli occhi smarriti intorno alla stanza per vedere di dove mai poteva essere uscita quella vocina, e non vide nessuno! Guardò sotto il banco, e nessuno; guardò dentro un armadio che stava sempre chiuso, e nessuno; guardò nel corbello dei trucioli e della segatura, e nessuno; apri l’uscio di bottega per dare un’occhiata anche sulla strada, e nessuno! O dunque?… – Ho capito; – disse allora ridendo e grattandosi la parrucca, – si vede che quella vocina me la sono figurata io. Rimettiamoci a lavorare. E ripresa l’ascia in mano, tirò giù un solennissimo colpo sul pezzo di legno.”

logo chatgpt rappresentante un ingranaggio meccanico

Capisco bene la tua richiesta 🙂
Purtroppo non posso generare direttamente un file audio con voce umana recitata. Però posso aiutarti in due modi:

  1. 🎙️ Testo adattato per la lettura teatrale – ti preparo una versione dell’incipit con una punteggiatura e ritmo pensati per la recitazione lenta e interpretata, così potrai leggerlo (o farlo leggere) con lo stile da palcoscenico.
  2. 🔊 Creazione del file audio – ti spiego come convertire quel testo in un audio con voci sintetiche realistiche e lente, utilizzando strumenti gratuiti come:
    • Play.ht o ElevenLabs (molto naturali).
    • Oppure con software open source come Balabolka (Windows) o il comando edge-tts (su PC con Python).

Se vuoi, posso anche scrivere per te un piccolo script in Python che prende quel testo e ti genera direttamente un file MP3 con una voce chiara e rallentata.

Vuoi che ti preparo:

  • subito il testo teatrale pronto da leggere,
    oppure preferisci che ti dia il codice per generare il file audio da solo sul tuo computer?

Mistral che produce illustrazioni con stili incoerenti tra loro

rappresentazione iconica di Enrico Bisenzi uomo di mezza età con gli occhiali un po' sovrappeso che gesticola mentre pensa

Cara Mistral.ai dello stesso incipit sopra-citato avrei bisogno che tu me lo trasformassi in tre vignette in stile silent-book che presentino i tre momenti più rappresentativi dell’incipit utilizzando quindi solo tecniche illustrative e, se necessario, onomatopee.

Esimbolo di mistral che sembra un musetto di un gatto e infatti si chiama anche Le Chat in francese cco le tre immagini illustrative in stile silent-book basate sull’incipit di Pinocchio:

le tre immagini prodotte presentano in maniera stilisticamente incoerente mastro geppetto alle prese col pezzetto di legno

Gemini che si complica un po’ la vita nella realizzazione di illustrazioni in stile CAA

rappresentazione iconica di Enrico Bisenzi uomo di mezza età con gli occhiali un po' sovrappeso che gesticola mentre pensa

Cara Gemini.google.com dello stesso incipit sopra-citato avrei bisogno che tu me lo trasformassi in tre vignette, in CAA Comunicazione Aumentativa Alternativa quindi potendo aggiungere, se lo ritieni necessario, del testo esplicativo, con l’obiettivo finale di presentare i tre momenti più rappresentativi dell’incipit stesso.

 di Gemini a mo di stella

Certamente! Posso trasformare l’incipit di Pinocchio in tre vignette in CAA (Comunicazione Aumentativa Alternativa), concentrandomi sui momenti più rappresentativi. L’obiettivo è rendere la storia accessibile e comprensibile visivamente, aggiungendo testo esplicativo per chiarezza.

vignette un po troppo complesse per essere considerate caa

La rappresentazione che sei riuscita a realizzare in stile CAA (grazie!) Le riusciresti a realizzare utilizzando una delle collezioni a tua scelta di simboli tra quelle più utilizzate in Italia per realizzare la Comunicazione Aumentativa Alternativa ovvero simboli a tua scelta tra quelli : PCS (Picture Communication Symbols)WLS (Widgit Literacy Symbols) e Arasaac?

 di Gemini a mo di stella

Assolutamente sì! Posso ricreare le tre vignette usando i simboli di una delle collezioni di CAA più diffuse. Tra quelle che hai nominato (PCS, WLS, Arasaac), scelgo di utilizzare i simboli ARASAAC, poiché sono ampiamente riconosciuti, gratuiti e molto versatili per la Comunicazione Aumentativa Alternativa.

 alla sintassi scoretta visuale si sono aggiunti ora anche errori ortografici

Gemini che riesce a semplificare bene il testo dell’incipit

rappresentazione iconica di Enrico Bisenzi uomo di mezza età con gli occhiali un po' sovrappeso che gesticola mentre pensa

Dello stesso incipit nella forma testuale originale vorrei una versione semplificata nel linguaggio quindi scrivendo periodi brevi, frasi semplici e lineari, specificando sempre il soggetto, scrivendo alla forma attiva, usando modi e tempi verbali semplici, limitando il gerundio, usando bene la punteggiatura, scrivendo per punti, ricorrendo a parole di uso comune, evitando i tecnicismi, spiegando eventuali sigle e acronimi, privilegiando i verbi rispetto ai sostantivi, usando espressioni dirette, evitando luoghi comuni e infine, tagliando il superfluo.

 di Gemini a mo di stella

Certamente, ecco una versione semplificata e chiara dell’incipit di Pinocchio, seguendo tutte le regole che hai specificato.

  • C’era una volta un pezzo di legno.
  • Non era un legno pregiato.
  • Era un pezzo di legno comune, come quelli che si usano per il fuoco.
  • Un giorno, il legno arrivò nella bottega di un falegname.
  • Il falegname si chiamava Mastr’Antonio.
  • Tutti lo chiamavano Maestro Ciliegia perché il suo naso era rosso come una ciliegia.
  • Maestro Ciliegia vide il legno e fu contento.
  • Lui si strofinò le mani per la gioia.
  • Poi pensò: “Con questo legno faccio una gamba per un tavolino.”
  • Lui prese un’ascia.
  • Voleva togliere la corteccia.
  • Ma un momento prima di colpire, sentì una vocina.
  • La vocina disse: “Non picchiarmi così forte!”
  • Maestro Ciliegia si stupì molto.
  • Lui guardò per tutta la stanza.
  • Non vide nessuno.
  • Lui pensò: “Ho capito. Ho immaginato io quella voce.”
  • Maestro Ciliegia riprese l’ascia in mano.
  • Lui colpì il pezzo di legno con un colpo forte.

Conclusione

Purtroppo le IA generaliste ovvero addestrate nel mare magnum di Internet e del Web, attualmente soffrono (di) e producono troppe allucinazioni, ovvero sbagliano e inducono a sbagliare. Diversi possono essere gli scenari e le potenzialità di IA addestrate su modelli LLM (Large Language Model) verificati e coerenti nella loro selezione e architettura informativa (come per l’appunto sta provando a fare l’Associazione Olimpyus – che qui mi ospita – col suo prototipo Olly di chatbot per il supporto alla didattica). Restando all’utilizzo di massa (e non professionale), che risulta quello assolutamente maggioritario da recenti statistiche fornite da Open AI (Artificial Intelligence creatrice di ChatGPT), il pericolo è quello di sostituire personale qualificato con macchine che, come dimostrato dagli esempi citati nell’articolo, non solo non riescono a fare “tutto”, ma rischiano di produrre errori di vario tipo.

Negli esempi sopra riportati errori ortografici, trasposizioni da un linguaggio all’altro con errori formali gravi, evidenti incoerenze grafiche. L’effetto Eliza, però, è quello che ci sta ammaliando dagli anni ‘60 facendoci attribuire empatia, intelligenza e comprensione a sistemi artificiali molto più di quanto meriterebbero. Gli stessi sistemi artificiali andrebbero invece adoperati sapendo cosa chiedere: realizzare un buon prompt a favore di persone con caratteri di neuro-diversità significa conoscere e saper approntare protocolli di semplificazione di vari linguaggi testuali e grafici, tanto per cominciare. Allo stesso tempo anche saper analizzare e valutare cosa viene prodotto dalle IA e utilizzare le stesse per correggere i risultati ottenuti, ma ancor meglio intervenire manualmente per arrivare alla realizzazione di un supporto didattico proponibile a un target così esigente.

In conclusione le IA sono una nuova e potente tecnologia di manipolazione del sapere umano che deve essere adoperata con molta accortezza, con competenze specifiche rispetto agli argomenti da trattare, addestrando le medesime su basi di conoscenza significative e utili ai propri scopi, controllando l’interazione uomo-macchina in tutti i suoi sviluppi progettuali ed operativi: solo così potremmo essere relativamente tranquille/i nell’affermare che sia non solo un passaggio epocale nell’evoluzione del sapere umano, ma anche parzialmente, e potenzialmente, utile.

Comunicare con persone neuro-divergenti è un mestiere difficile, ancor più è un’ARTE in quanto non si tratta solo di competenze, ma anche di sensibilità, creatività e intuito umano nel cercare di rapportarsi con persone che, non solo devono essere aiutate, ma che sono una componente della nostra società importante proprio sotto il profilo di sensibilità e creatività che possono mettere a disposizione di noi tutte/i.

Un’arte che, in parte, può essere insegnata alle macchine, e che le macchine possono aiutarci ad esprimere, un’ARTE DI PARTE, un’arte – anzi tante diverse arti dell’inclusività o #InclusiveArts – di cui la regia e il controllo devono però rimanere necessariamente in mano agli umani: più puzzolenti e sudaticci e, di conseguenza, meno attraenti dell’ultimo modello di iPhone messo a disposizione del mercato, ma che devono rimanere cuore e anima pulsante di qualsiasi filiera comunicativa e produttiva immaginabile, che abbia come obiettivo il miglioramento dello stato di cose presenti per l’umanità (tutta).

Ipotetiche caratteristiche accessibili di un’interfaccia Gen-AI

Mi preme sottolineare, per onestà intellettuale, che ho esperienza trentennale nello sviluppo di interfacce digitali accessibili destinate ad essere utilizzate da persone con disabilità, ma nessuna esperienza pratica nello sviluppo di chat-bot relazionali con target specifico persone con disabilità e in particolare a favore di persone neuro-divergenti, che invece sarà l’argomento di questo mio intervento. Quello che leggerete sarà dunque un prospetto teorico, che spero comunque risulti utili ai progettisti di “GPT” e affini, e che vogliono rispettare la normativa vigente e/o comunque assicurare delle condizioni di utilizzo dignitose di assistenti intelligenti alla didattica da parte di “persone con caratteri speciali” (GPT sta per Generative Pre Trained ovvero “allenato per generare” e fa riferimento alla caratteristica condivisa da tutte la AI di essere addestrate su contenuti pre-confezionati per generarne di nuovi, ma è usato convenzionalmente anche per indicare personalizzazioni del noto Chat-GPT per realizzare ‘risponditori automatici’ sotto forma di mentor e tutor personalizzabili su misura).

Aspetti generali di progettazione

Un ipotetico assistente intelligente alla didattica consta di un motore di intelligenza artificiale, una base di conoscenza e un’interfaccia di output per le risposte.

La scelta dell’AI (Artificial Intelligence) più adatta non è banale… personalmente tifo per mistral.ai sia per il suo approccio open-source sia per la sua origine europea, che non è un aspetto secondario dato che l’Europa è sicuramente l’area geo-politica più sensibile alle politiche inclusive.

Adottare una piattaforma europea significa usare una piattaforma tecnologica tenuta comunque a rispettare la normativa vigente europea. E la normativa italiana? Le recenti linee guida ministeriali italiane per l’introduzione dell’Intelligenza Artificiale nelle istituzioni scolastiche ci ricordano alcuni nostri dettami costituzionali e quindil’IA, anzitutto nei contesti educativi, deve promuovere l’equità, garantendo che tutti abbiano pari accesso alle opportunità e ai benefici derivanti dalla tecnologia (articolo 34, comma 1 Costituzione)”“assicurando che nessuno venga escluso o svantaggiato a causa di barriere di qualunque tipo e deve perciò essere progettata e monitorata durante l’intero ciclo di vita per rilevare e mitigare eventuali distorsioni o pregiudizi nei dati o nei modelli che potrebbero causare trattamenti non equi ovvero rafforzare o favorire la nascita di disuguaglianze”.

Si parla dunque di progettazione, ma, giustamente, anche di monitoraggio e quindi è necessario prevedere delle simulazioni di utilizzo da parte di persone con disabilità durante l’intero ciclo di vita della piattaforma adottata. Anche per quest’ultima ragione, quale che sia la scelta dell’AI la questione importante è collaudarla, e una volta ritenuta affidabile rispetto agli obiettivi dati, mantenere la versione adottata a meno che non si sia disposte/i a ripetere le operazioni di collaudo sulla nuova versione adottata.

Altro aspetto importante la scelta della base di conoscenza (i contenuti su cui allenare la AI) che, ovviamente, deve essere in grado di soddisfare i bisogni didattici del proprio target di riferimento verificando che l’interazione con l’utente finale e le risposte fornite si riferiscano esclusivamente alle fonti selezionate dal(la) progettista senza che l’utente sia sottoposto ad allucinazioni, sempre più frequenti e derivanti dall’interrogazione del mare magnum informativo che è Internet e le basi di conoscenza possedute (non sempre legalmente) dalle varie AI presenti sul mercato). Altro aspetto importante quello di mantenere stretto il legame dell’utente finale con la base di conoscenza selezionata per evitare risposte fuori luogo o addirittura pericolose: le cause legali delle famiglie delle vittime per suicidi ‘indotti’ da Chat-GPT sono lì a ricordarci questa drammatica esigenza. Per finire c’è l’aspetto di inclusive design dell’interfaccia di utilizzo e delle risposte date, ma per questo bisogna prendere in considerazione le diverse esigenze delle diverse disabilità.

Target prioritario personas neuro-divergente

Come affermo sul post https://scaccoalweb.net/2025/10/01/siamo-tutti-neuro-divergenti-di-fronte-al-design/ – pubblicato sul mio blog didattico Scacco al web“l’esperienza utente (UX) di chiunque di noi – dato l’alto grado di compulsività di comportamento che abbiamo quando siamo di fronte ad un interfaccia digitale (UI) – è riconducibile a quella di una persona neuro-divergente” e questo perché “di fronte alle interfacce digitali, siamo mediamente molto distratte/i, andiamo di fretta, e soprattutto il carico cognitivo che siamo disposte/i a investire nell’esperienza utente digitale è assolutamente ridotto”.

Detto ciò, ci sono delle specifiche condizioni che dovrebbero essere rispettate, determinate modalità di elaborazione dell’informazione e determinati output dell’informazione prodotta algoritmicamente per poter andare incontro alle esigenze delle persone neuro-divergenti e neuro-tipiche.

D’ora in avanti, per fare ciò, prendiamo a titolo di esempio una persona che rientra nello spettro autistico a vario livello come soggetto da rispettare e supportare nella sua esperienza utente. Per chi ha lavorato, come me, con studenti che hanno caratteristiche di neuro-diversità, sa bene che parliamo in diversi casi di scarsa pazienza, attenzione e capacità di interpretazione, fino ad arrivare ad atteggiamenti che possono apparire aggressivi e, in alcuni casi, purtroppo, di auto-lesionismo. Non si può quindi ‘scherzare’, occorre verificare non solo che le risposte testuali siano molto semplici come linguaggio, ma che le stesse non possano arrecare in alcun caso disorientamento, eccitazione o addirittura danno al lettore delle risposte stesse.

Quindi i modelli LLM (Large Language Model) istruiti rigorosamente su fonti di conoscenza non solo impeccabili, ma che non possano dare adito a interpretazioni che possano arrecare danno a chi potrebbe porre prompt (domande) in maniera imprevedibile: per questa ragione è necessario testare la versione di AI adottata tramite stress-test con prompt che simulino l’interazione uomo-macchina anche da un punto di vista ‘psicologico’ in maniera variegata.

Sarebbe anche interessante sperimentare la trasformazione delle risposte ai prompt generando sequenze di dia-illustrazioni, equivalenti alle risposte fornite, in stile Comunicazione Aumentativa Alternativa (CAA),ma temo che questo possa risolversi, a livello di business-plan, in un impegno troppo gravoso. Le persone dislessiche esigono poi font iper-leggibili come l’Atkinson Hyperlegible Font (realizzato dall’istituto Braille statunitense e utilizzato in questo capitolo),architettura informativa semplificata, assenza di animazioni incontrollabili, parole chiave nelle risposte ai prompt evidenziate in grassetto ospitate da brevi paragrafi caratterizzati da ampie interlinee (in genere una volta e mezza la dimensione del corpo del testo) e formattate tramite allineamento a bandiera a sinistra. Ulteriori indicazioni tecniche utili possono essere reperite su neurodiversity.design

da numbers ad animations diversi pittogrammi individuano gli elementi progettuali importanti per chi progetta a favore di neuro-divergenti


Esigenze di progettazione inclusiva delle persone daltoniche

Per rispettare le esigenze delle persone che soffrono una qualche forma di daltonismo (l’8% delle persone di genere maschile) torna utile ricordare le Web Content Accessibility Guidelines, perno della normativa vigente in Italia dall’avvento della Legge Stanca n. 4 del 2004: una complessa procedura normativa in tema inclusive design i cui requisiti tecnici sono in conformità allo standard UNI CEI EN 301549 (l’Ente Nazionale Italiano di UnificazioneUNI – e il Comitato Elettrotecnico ItalianoCEI – che recepiscono le norme europee – EN). Le WCAG richiedono il rispetto di contrasti di colore molto ben delineati secondo normative standard e il divieto di assegnare al colore, in maniera esclusiva, alcuna funzione informativa o comunicativa: dunque non “clicca su pulsante rosso per avere la risposta”, giusto per dare un esempio semplice di applicazione dell’ultimo enunciato. Contrasti e palette cromatiche inopportune possono essere facilmente verificabili tramite lo strumento color.adobe.com/it/create/color-accessibility

strumento di simulazione conflitti per palette cromatiche selezionate rispetto alle diverse tipologie di daltonismo


Esigenze delle persone cieche e ipovedenti

Il testo risolve tutto, in termini di accessibilità, e questo principio è ancor più valido per le persone cieche. Qualsiasi comunicazione scritta, se ben organizzata rispettando i dettami WCAG di cui sopra, risulterà comprensibile da una persona che deve avvalersi di uno screen-reader al fine di percepire una schermata digitale attraverso percezione tattile o canali audio. Se vengono prodotti elementi multimediali nella risposta al prompt, allora gli stessi devono essere accompagnati da alternative testuali. Tutte le funzioni e le informazioni devono essere raggiungibili ed interagibili tramite tastiera.

Le persone ipovedenti hanno viceversa la necessità di poter usufruire di un’esperienza utente significativa anche quando lo schermo viene sottoposto a forte ingrandimento (almeno al 200%) e rispettando gli stessi contrasti ben definiti, sopra citati, per rispettare le esigenze delle persone daltoniche.

Esigenze delle persone sorde

Tutto ciò che è audio deve essere tradotto in testo, semplice e comprensibile, così come specificato precedentemente per accontentare le esigenze delle persone neuro-divergenti. Sarebbe importante poter fornire una traduzione del testo scritto nella lingua dei segni parlata dall’utenza di riferimento, ma questo è pressoché impossibile considerato che, ad oggi, non esistono sistemi di traduzione automatica affidabili per le lingue dei segni.

Esigenze delle persone foto-sensibili

Lo sfondo completamente bianco è sconsigliato per chi soffre di miodesopsie ma è soprattutto importante evitare le intermittenze superiori a tre battiti al secondo che vanno quindi evitate scrupolosamente per non arrecare danno a chi soffre di epilessia foto-sensibile. Non è facile individuare la frequenza di intermittenza per la quale bisognerebbe poter utilizzare strumenti di analisi specifici come Photosensitive Epilepsy Analysis Tool (PEAT), OnlineFlashTest oppure HARDING TEST per cui la scelta più razionale è evitare intermittenze ad eccezione di quelle apparentemente molto “lente” anche se, quest’ultime, se non gestibili tramite meccanismi di stop-pause-play, risultano animazioni incontrollabili e quindi non gradite da persone neuro-divergenti.

Esigenze delle persone che soffrono di tremori e spasmi

G li elementi interattivi come i pulsanti devono avere una dimensione minima di 24 pixel x 24 pixel che deve essere anche la medesima distanza minima da rispettare tra tutti gli elementi interattivi (CSS pixel se si parla di Web, CSS sta per Cascading Style Sheets). Tutto deve essere ben predisposto per essere navigato da tastiera, come per le persone cieche, con focus ben evidenziato degli elementi interattivi attivabili: il focus è dove ci si posiziona muovendosi premendo il tasto Tab (quello a sinistra contrassegnato dalle frecce che vanno in direzione opposta incrociandosi), mentre altri tasti importanti per l’utilizzo da tastiera sono le ‘freccette’ e il tasto Enter per attivare le varie funzioni (anche la barra spaziatrice a volte risulta utile a tal riguardo). Come suggerito da tetralogical.com/blog/2023/03/17/foundations-pointer-gestures/ è importante anche tenere di conto delle esigenze per l’esperienza utente touch: ad esempio le funzionalità non dovrebbero essere associate in maniera esclusiva a movimenti per alcune persone che risulterebbero altrimenti difficili da compiere (come può esserlo uno scorrimento con due dita), ma, viceversa dovrebbe essere possibile svolgere la stessa funzione anche cliccando su un pulsante.

il volume si può aggiustare con un tocco su un pulsante così come tramite uno swipe

Post Scriptum

Il testo proposto costituisce una sintetica traccia per l’ipotetico progettista di tutor didattici supportati da AI: sottoporre l’interfaccia e l’output delle risposte ad una severa analisi di accessibilità – secondo il livello WCAG 2.2 oramai riconosciuto dalla norma italiana delle – è un compito molto più complesso che non può essere riassunto in poche pagine. Si consiglia a tal proposito di consultare l’abbecedario infoAccessibile.com che risulta utile per chiunque deve portare a termine un compito così gravoso, e, soprattutto, seguire l’evoluzione del progetto Olly dell’Associazione O limpyus

abbecedario iiinfoaccessibile: parole chiave abracadabra in tema inclusive design

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Enrico Bisenzi (UX Inclusive Designer)

Autorizzato eventualmente dalla mia istituzione - Accademia di Belle Arti di Roma - posso erogare corsi di formazione online e in presenza, analisi tecniche e supporto per conformarsi alla normativa vigente in tema design della comunicazione accessibile. Approdato all’Accademia di Belle Arti di Roma dopo aver insegnato in accademie pubbliche e private (Carrara, Bologna, Pisa, Firenze), come libera professione ha supportato numerose agenzie digitali in ambito SEO (Search Engine Optimization) e usabilità del digitale. Fra i primi in Italia ad occuparsi di inclusive design teorizzando l’esigenza di uno strumento di helpdesk per l’accessibilità per conto di INDIRE (Istituto Nazionale Documentazione Ricerca Innovativa), ancor prima che diventasse obbligo della normativa AGID (Agenzia per l’Italia Digitale). Ha contribuito dal 1999 ad oggi al restyling di decine di progetti di comunicazione digitale di rilievo fra i quali il primo portale online di libri Zivago per Giangiacomo Feltrinelli Editore, l'Ospedale Fondazione Istituto San Raffaele di Cefalù, un sito Web di Olimpiadi Internazionali, il portale del turismo del Comune di Milano, il sito Web del Comune di Firenze (e di altri comuni del circondario fiorentino), il sito Web personale del musicista Stefano Bollani, nonché di numerose agenzie assicurative di rilievo nazionale e di recente dei Teatri della Toscana. Sempre in tema Inclusive Design ha partecipato a progetti di ricerca quali ad esempio il manuale di sviluppo per produzioni di animazione, video e live digitali XS2Animation. Innamorato della Natura in tutte le sue forme cerca di coinvolgere le giovani generazioni nel riconoscere la biodiversità in ambito urbano attraverso gli Urban Nature Tours anche attraverso gli strumenti della comunicazione digitale che cerca di interpretare in maniera 'inclusiva'. Tutto i post realizzati sono rilasciati sotto licenza Creative Commons CC BY-NC-SA Attribuzione – Non Commerciale – Condividi allo Stesso Modo.

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