La difficile arte del Responsive Design

Aumentano le opportunità ed i linguaggi per trovare una formula magica che accontenti utenti desktop e mobili al contempo ma anche i grandi spesso si trovano in grande difficoltà in questa difficile impresa…

Rompere le griglie!?!

Possibile che tutto il design sia esso funzionale al video o alla stampa sia tutto rinconducibile ad impostare delle “griglie”? Molti designer ci ricordano che “bello è potente” in quanto un’esperienza appagante dal punto di vista del piacere dei sensi (quasi tutti riproducibili dal digitale olfatto escluso)  convince delle buone qualità dei servizi o dei prodotti offerti. Certamente un’offerta esteticamente efficace deve essere nel pieno significato del termine ed ancor più in ambito digitale – dove superficialità e compulsività fanno da padrone – è impensabile pensare a qualcosa di bello ma che non sia immediatamente e proficuamente usabile in poche mosse (che dovrebebro portare inevitabilmente a raggiungimento obiettivi ed ottenimento di conversioni…).

Eppure la realtà accademica è quella di creativi che prendono (metaforicamente) squadra e matita per disegnare griglie e linee base, colonne e celle (che triste terminologia per un creativo) rincorrendo soluzioni  che siano peraltro più responsive possibile in un’ottica di design cross-mediale che alla fine dei giochi si basa su svariate soluzioni anche raffinate (come i media queries) ma che sono perlopiù concentriche rispetto ad una parola e concetto chiave che è: PERCENTUALE.

Il responsive (mancato) nell’era !Mobile First

Tutto ciò poi deve necessariamente sposarsi con l’esigenza di accontentare l’esperienza utente !UX User eXperience di utenti online la cui metà sono umani e che stanno utilizzando in prevalenza dispositivi mobili. Ecco allora che re e regine del Web e del digitale Google in testa catechizzano masse di designer ed utenti sulla necessità del responsive design salvo poi dimostrare in prima persona di essere incapaci di offrire un’esperienza utente su dipsoitivi diversi. Se pensate che questa sia una bestemmia di un nano (me medesimo) verso un gigante (Google) allora divertitevi ad installare un User Agent Switcher User che vi presenti sotto mentite spoglie (mobili) e provate a svolgere una procedura di !pattern recognition sull’interfaccia di Google Images: fatelo e poi ne riparliamo (fra nani che spettegolano di giganti…).

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Enrico Bisenzi (UX Inclusive Designer)

Autorizzato eventualmente dalla mia istituzione - Accademia di Belle Arti di Roma - posso erogare corsi di formazione online e in presenza, analisi tecniche e supporto per conformarsi alla normativa vigente in tema design della comunicazione accessibile. Approdato all’Accademia di Belle Arti di Roma dopo aver insegnato in accademie pubbliche e private (Carrara, Bologna, Pisa, Firenze), come libera professione ha supportato numerose agenzie digitali in ambito SEO (Search Engine Optimization) e usabilità del digitale. Fra i primi in Italia ad occuparsi di inclusive design teorizzando l’esigenza di uno strumento di helpdesk per l’accessibilità per conto di INDIRE (Istituto Nazionale Documentazione Ricerca Innovativa), ancor prima che diventasse obbligo della normativa AGID (Agenzia per l’Italia Digitale). Ha contribuito dal 1999 ad oggi al restyling di decine di progetti di comunicazione digitale di rilievo fra i quali il primo portale online di libri Zivago per Giangiacomo Feltrinelli Editore, l'Ospedale Fondazione Istituto San Raffaele di Cefalù, un sito Web di Olimpiadi Internazionali, il portale del turismo del Comune di Milano, il sito Web del Comune di Firenze (e di altri comuni del circondario fiorentino), il sito Web personale del musicista Stefano Bollani, nonché di numerose agenzie assicurative di rilievo nazionale e di recente dei Teatri della Toscana. Sempre in tema Inclusive Design ha partecipato a progetti di ricerca quali ad esempio il manuale di sviluppo per produzioni di animazione, video e live digitali XS2Animation. Innamorato della Natura in tutte le sue forme cerca di coinvolgere le giovani generazioni nel riconoscere la biodiversità in ambito urbano attraverso gli Urban Nature Tours anche attraverso gli strumenti della comunicazione digitale che cerca di interpretare in maniera 'inclusiva'. Tutto i post realizzati sono rilasciati sotto licenza Creative Commons CC BY-NC-SA Attribuzione – Non Commerciale – Condividi allo Stesso Modo.

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