Comunicare un live in maniera inclusive
Appena pubblicato il concerto che vorrei è un gran bel kit per “per migliorare la comunicazione e realizzazione degli eventi di musica dal vivo, con un focus sull’accessibilità, l’inclusione sociale e la
rappresentazione”. Un bel mix di indicazioni pratiche che tengano in considerazione diverse esigenze in base a età, scolarizzazione, neurodivergenza, prima lingua, disabilità. Soluzioni tattili e alternative tesuali, regole di scrittura e di impaginazione grafica all’insegna della massima leggibilità e inclusività, segnaletica ad hoc per tutte le esigenze, sono elencate in maniera sintetica ma efficace e con utilissimi link di approfondimento.

Bergamo Braille
Stazione ferroviaria e Duomo in braille per un esempio di città a misura di persone cieche, per quanto possibile… Bergamo è una città ordinata e organizzata e lo si capisce subito quando, attraversando un semaforo, scatta il conto alla rovescia luminoso per avvisarti quanti secondi rimangano al cambio di stato del passaggio pedonale!?! Questa spiccata e diffusa organizzazione civica, fa sì che esistano anche meno ostacoli per i marciapiedi vero incubo per le persone cieche che si avventurano per strada camminando.
Segni di attenzione di qualche interesse di #InclusiveDesign anche i plastici metallici tattili realizzati alla stazione ferroviaria e presso il duomo di Bergamo Alta.
Quello alla stazione ferroviaria riporta tutte le scritte tradotte in braille, un pallino particolarmente rialzato che aiuta la persona cieca a capire dove è e quindi muoversi attraverso percorsi e aree percepibili al tatto ed etichettate con traduzioni in braille.

Il plastico al Duomo di Bergamo Alto è un piccolo capolavoro di inclusività: non solo il duomo è ricostruito fedelmente in scala 1:100 e apprezzabile come manufatto anche da chi ci vede oltre che da chi non può vedere ma lo può “percepire” al tatto, ma è provvisto anche di apposito quick rensponse code che permette di ascoltare un’efficace audio-guida descrittiva del duomo stesso!


Il mondo invece che non vorrei…
Il mondo invece che non vorrei è un mondo dove le sole persone sorridenti che incontri per strada sono i bambini pre-Adolescence perché diventare ‘grandi’ significa rinchiudersi in sé stessi e nei propri pensieri cupi. Eppure questo orizzonte terribile e distopico sta delineandosi sempre più nettamente quasi come fosse un pesce d’Aprile che un racconto horror trasforma in una tremenda normalità di tutti i giorni.
